Abusiamo di antibiotici quando non servono e non rispettiamo le più elementari regole di igiene personale, come lavarsi le mani.
L’Organizzazione mondiale della sanità rilancia un allarme molto serio.
(di Francesca Lagoteta)
L’antibiotico resistenza, ovvero la resistenza da parte dei microorganismi patogeni all’azione dei farmaci utilizzati per combatterli, costituisce un problema gravissimo e, purtroppo, in costante aumento. Dopo la penicillina, scoperta da Fleming nel 1928, sono stati sintetizzate continuamente nuove molecole ad azione antibatterica, anti-fungina ed antivirale, nel tentativo di combattere sempre più efficacemente l’aggressione da parte dell’ultra-piccolo, che si fa sempre più agguerrito.
Troppi antibiotici, prescritti male, e una massiccia, e forzata, “selezione naturale” dalla quale emergono creature pericolosissime: i batteri più forti, adattati al nuovo ambiente, praticamente invincibili. È il fenomeno drammatico dell’antibioticoresistenza, su cui è tornata a puntare il dito l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma quali sono questi batteri, e come fare per contrastarli? In Italia il “pericolo pubblico numero uno” è lo Klebsiella pneumoniae: e lui il principale responsabile delle infezioni nelle strutture sanitarie. Il dato emerge dal primo Report sulle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi coordinato l’anno scorso dall’Istituto Superiore di Sanità che ha elaborato per la prima volta in un report i risultati del sistema di sorveglianza istituito dal Ministero della Salute.
Dai dati emergono circa 2000 casi di batteriemie l’anno nel nostro Paese, maggiormente in pazienti di età compresa tra 65 e 80 anni, ricoverati in unità di terapia intensiva ma anche in reparti medici e chirurgici. Lavarsi le mani è il principale strumento che abbiamo per prevenire le infezioni nelle strutture sanitarie. Per questo motivo l’OMS promuove ogni anno la Giornata mondiale dell’igiene delle mani.
Le cause dell’antibiotico resistenza
Quello della battaglia tra antibiotici e batteri è uno scenario molto complesso e infido, che obbliga il medico curante a vagliare attentamente quali farmaci utilizzare in caso di infezioni, dal momento che se non si conosce il profilo di resistenza del microorganismo in causa non si riesce a combatterlo efficacemente. Ma le cause dell’aumento esponenziale delle resistenze batteriche non risiede solamente nell’abuso o nel cattivo uso degli antibiotici.
Le cause sono varie: indubbiamente l’iperprescrizione la fa da padrone, ma anche l’interruzione di una terapia antibiotica da parte del paziente perché clinicamente guarito, l’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi di bestiame, pollame e prodotti ittici, la scarsa igiene personale e all’interno degli ospedali, la mancanza di nuovi antibiotici, più potenti e in grado di contrastare l’aggressione dei batteri più difficili da eradicare.
E i numeri parlano chiaro: in Europa e negli USA (dove la situazione sanitaria è sicuramente migliore che nei paesi sottosviluppati) ogni anno muoiono circa 25.000 persone a causa di infezioni batteriche non debellabili per la resistenza alle terapie.