(a cura di Francesca Lagoteta)
Le indicazioni per evitare rischi sono raccolte nel vademecum realizzato dagli esperti del Centro Antiveleni dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Ogni anno le segnalazioni di intossicazioni o avvelenamenti da funghi aumentano tra settembre e ottobre, periodo in cui nei boschi italiani è possibile trovare tutte le specie più comuni. Per far fronte a questa situazione, gli esperti del Centro Antiveleni dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno realizzato un vademecum che contiene dieci regole per consentire un consumo senza rischi per la salute.
La raccolta
Per prima cosa, gli esperti ricordano che, dal primo gennaio del 2000, tutti i cercatori di funghi devono essere in possesso del tesserino regionale di autorizzazione alla raccolta, rilasciato dall’amministrazione competente. La legge italiana prevede che il tesserino venga concesso solo dopo la frequentazione di un apposito corso di formazione micologica. In secondo luogo, tutti i funghi raccolti vanno sottoposti al controllo di commestibilità dell’Ispettorato Micologico della Asl. Per la raccolta, poi, non vanno utilizzate buste di plastica, ma contenitori idonei e areati.
Il consumo
Non vanno consumati funghi raccolti lungo le strade o in luoghi che potrebbero essere contaminati, come industrie e campi agricoli. Gli esperti, inoltre, al quinto punto, smentiscono una credenza comune secondo la quale i funghi che crescono sugli alberi non sarebbero tossici.
Bambini
Gli esperti sconsigliano di somministrare funghi ai bambini in età prescolare, vista la loro immaturità digestiva verso questi alimenti.
Sintomi
L’ingestione di alcune delle specie più pericolose genera sintomi che si manifestano dopo diverse ore (da 6 a 48), quando il danno agli organi interni si è già innescato. Fegato e reni sono generalmente i più colpiti.
Gli errori più comuni
I funghi, verrebbero spesso consumati senza un’adeguata cottura, in cattivo stato di conservazione, in fase troppa avanzata di maturazione o in eccessiva quantità.