L’obiettivo dei sindaci che lanciano questo tipo di iniziative è quello di fermare lo spopolamento dei borghi. Chi compra, ovviamente, deve ristrutturare e dare nuova vita all’appartamento. E nuova vita al territorio.
(di Francesca Lagoteta)
Il primo bando sulle case a un euro è stato quello di Salemi, poco più di 10mila abitanti, in provincia di Trapani, in Sicilia, a cui poi sono seguite le iniziative di Lecce nei Marsi, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Ollolai, un paesino sardo di poco più di mille anime a 45 chilometri da Nuoro e Regalbuto in Sicilia, 9mila abitanti ai piedi dell’Etna.
Chi decide di acquistare casa a un euro deve prevedere un progetto di ristrutturazione e rivalutazione della casa, sostenere le spese notarili per la registrazione, le volture e l’accatastamento e impegnarsi a far partire i lavori dal momento dell’ottenimento di tutti i permessi.
Tra gli altri paesi che hanno portato avanti l’iniziativa “Case a un euro” ci sono anche Gangi, in provincia di Palermo dove il progetto ha riscosso un incredibile successo e dove sono state oltre 100 le case assegnate alla cifra simbolica di un euro e Pizzone, 350 abitanti, nei pressi di Isernia, dove l’iniziativa ha assunto anche un risvolto culturale: il bando è stato infatti destinato solo agli scrittori. Anche in questo caso, lo scrittore selezionato deve impegnarsi a ristrutturare l’immobile entro un anno dall’acquisto.
E ancora: in Toscana,dove sono già stati ristrutturati due dei 100 immobili in vendita ad un euro, stessa cosa a Sassari, dove sono diverse le case assegnate mediante l’apposito bando.
Il Comune, una volta ottenuta la disponibilità da parte dei rispettivi proprietari, fa rientrare le case all’interno dell’apposito bando e le offre a chi è interessato al costo simbolico di 1 euro con l’impegno, in tempi che variano da sei mesi a due anni, di ristrutturarle a spese proprie.