(cura di Francesca Lagoteta)
A quanti di noi, mentre stiamo guidando, sarà capitato di incorrere nel pericoloso problema della sonnolenza al volante? Ebbene, uno studio recente, ha cercato di spiegare le ragioni fisiologiche che stanno alla base del fenomeno.
Per comprendere i motivi degli attacchi di sonno nel momento in cui ci troviamo in viaggio all’interno di un’automobile, un team di ricercatori dell’australiana RMIT University, a Melbourne, ha posto 15 volontari a bordo di un simulatore virtuale costituito da uno schermo che riproduce la strada, un volante e un sedile dotato di attuatore idraulico, ossia un sistema in grado di produrre vibrazioni del tutto simile a quelle che si avvertono quando si è realmente alla guida. Il viaggio virtuale era stato impostato in modo da risultare piuttosto monotono, senza ostacoli o traffico, un po’ come quando si guida in autostrada o lungo una via a rapido scorrimento. I volontari hanno guidato in due diverse situazioni: in un caso con le vibrazioni (guida realistica) tipiche di un motore normale; nel secondo caso in assenza di oscillazioni (situazione di controllo, come se l’automobile fosse ferma).
Ebbene, dai risultati è emerso che la presenza di vibrazioni lievi e costanti, come quelle del test, contribuisce in maniera significativa, rispetto all’assenza di questo ondeggiamento, all’insorgenza della sonnolenza. Questo effetto, un po’ come quello che si prova quando si viene cullati, riduce la concentrazione e i livelli di attenzione del guidatore. I primi segni di sonnolenza si manifestano dopo soltanto 15 minuti. Un campanello d’allarme più forte arriva dopo 30 minuti, quando la sensazione di assopimento diventava significativa, richiedendo uno sforzo importante per mantenere la vigilanza e la performance cognitiva necessaria per seguire la strada. Successivamente la stanchezza aumenta ancora, raggiungendo il picco dopo un’ora di guida.