(a cura di Francesca Lagoteta)
Da diverso tempo si discute sulla possibilità di un cambio orario per aumentare le ore di sonno dei ragazzi
Partendo dall’assunto che la fascia di età che va dai 14 ai 18 anni tende a svegliarsi più tardi, non per pigrizia ma per una normale evoluzione delle abitudine e delle risposte dell’organismo alla luce solare; è chiaro che per una buona fetta di popolazione giovanile otto ore di sonno non sono una prassi. Le conseguenze della privazione del sonno sono molte, alcune più ovvie e altre meno: si va dalla riduzione di attenzione e memoria ai problemi emotivi, dall’obesità al diabete di tipo 2, dall’ipertensione alle malattie cardiovascolari.
Le soluzioni ci sono: o si diminuisce il tempo di utilizzo dei dispositivi elettronici in avvicinamento all’ora della buona notte, oppure -proposta più discussa e problematica- si dovrà ragionare sulla possibilità di spostare l’orario di entrata a scuola.