(a cura di Francesca Lagoteta)

Conciliare lavoro e figli non è mai semplice.
I figli richiedono tempo e attenzioni senza contare che bisogna andare a riprenderli all’asilo o a scuola, trovare una babysitter, preparare la cena, aiutarli con i compiti, recuperarli a calcio e portarli a danza. E il lavoro? Beh, ovvio, c’è anche quello. Il trucco è provare a incastrare tutto con un equilibrio precario che rischia di crollare alla prima folata di vento. Le donne però ci provano e, nonostante mille fatiche, ci riescono. Eppure ci sono dei luoghi dove la maternità non solo non è ben vista ma dev’essere organizzata.
Ci spieghiamo meglio.
Avete mai sentito parlare di “turni per la gravidanza”? Certo, detto così viene quasi da sorridere. La parola “turni” richiama nella nostra mente tutta una serie di immagini che non hanno nulla a che fare con la maternità. Eppure in Giappone è proprio così. Nella terra del Sol Levante se si vuole lavorare e anche avere dei bambini l’importante è rispettare il proprio “turno”. Altrimenti, grazie e arrivederci! Si può dire addio al proprio posto di lavoro.
Secondo quanto riportato su corriere.it, le aziende impongono alle lavoratrici una sorta di “calendario delle gravidanze” o per meglio dire, una “turnistica” da rispettare se si vogliono avere dei bambini.
Si è convinti che o una donna lavora, oppure fa la casalinga e se vuole rimanere incinta può smettere di lavorare (…)