(a cura di Francesca Lagoteta)
Chi ha detto che le emoticon sono nate nel XXI secolo?
Certo, le emoji che utilizziamo nella messaggistica sono un’invenzione contemporanea e su questo non ci piove. Ma se vi dicessimo che gli “antenati” degli emoji sono antichissimi?
Infatti fin dall’antichità esistevano dei segni grafici che per molto tempo sono stati considerati semplici ghirigori. E invece non lo erano. La loro funzione era molto simile a quella degli odierni emoji.
Osservando papiri e pergamene, ma anche testi di magia, lettere, documenti di notai e religiosi del IV-X secolo, è possibile notare dei simboli molto affascinanti che ora si è deciso di catalogare.
A breve nascerà infatti in Italia la prima banca dati degli “antenati” delle emoticon. Il database proverà a decifrarli e a comprendere il loro significato finora oscuro. Analizzerà documenti provenienti dall’Africa tardo romana fino all’Africa vandalica, dall’Egitto alla Spagna visigota, dall’Italia ostrogota, bizantina e longobarda alla Francia merovingia.
A capo di questo progetto c’è l’università Sapienza di Roma che ha ottenuto un finanziamento di quasi 1,5 milioni di euro del Consiglio europeo della ricerca.
In base a quanto riportato su ansa.it, gli studiosi hanno dichiarato:
«Proprio come le emoticon, anche questi antichi segni grafici esprimevano la voglia di comunicare in modo immediato con i propri pari attraverso un sistema diverso dalla scrittura alfabetica. Tracciare un simbolo grafico, in un certo senso, metteva sullo stesso piano scriventi professionisti, raffinati alfabeti, alfabeti principianti e analfabeti. Per questi ultimi tracciare segni era l’unico modo per prendere parte al processo di scrittura, sia nel tardo stato romano che nei regni Post-Romani».
Il progetto sembra davvero incredibile.
Chissà come si faceva lo smile nel V secolo…