(a cura di Francesca Lagoteta)
L’aumento dell’occupazione registrato dalle statistiche è merito dei posti temporanei. E a crescere di più sono i rapporti di lavoro brevi e brevissimi, Mentre il tempo indeterminato resta una chimera.
Negli ultimi anni i posti di lavoro in Italia sono tornati a crescere e gli italiani che hanno un impiego sono tornati quasi a dov’erano prima della crisi economica: una buona notizia, ma che racconta solo una parte della storia.
I posti si contano, è naturale, ma a volerli pesare il risultato rassicura molto meno: oltre che di quantità il lavoro è anche una questione di qualità. Secondo le ultime rilevazioni dell’agenzia europea di statistica, infatti, non solo i dipendenti con un contratto a tempo determinato hanno raggiunto un nuovo massimo storico, ma la crescita maggiore riguardo proprio i contratti di durata minore – che si rinnovano da quattro a sei mesi per volta.
Il numero complessivo di lavoratori con contratti più duraturi, per parte sua, non sembra invece essere cambiato gran che da molto tempo a questa parte, allargando ancora la frattura anche all’interno di questo stesso gruppo. L’instabilità aumenta dunque anche fra chi era già instabile di suo, rendendo sempre più difficile pianificare il futuro al di là dell’immediato domani, per non parlare di mettere su famiglia o avere dei figli.