(a cura di Francesca Lagoteta)
Una ricerca stima che negli impianti finiscano ogni anno 24 chili d’oro e quasi 4000 chili d’argento
Un filone d’oro nelle fogne elvetiche. La notizia segue quella delle toilette intasate di banconote delle quali qualcuno aveva velocemente tentato di disfarsi. Ma non è per questo che si sono messi a sondare gli impianti di depurazione delle acque di scarico trovandovi oro e altri metalli pregiati. Non si tratta, in questo caso, di rilasci estemporanei, bensì dei residui delle lavorazioni di gioielleria e orologeria. L’istituto per le scienze acquatiche stima che ogni anno finiscano nel sistema di scarico detriti d’oro per 24 chili pari a un valore di mercato al prezzo attuale di circa 2 milioni di dollari.
Gli esperti ritengono che gran parte dell’oro provenga dalle raffinerie e dalle industrie che lo utilizzano nella fabbricazione degli orologi. Lo studio, commissionato dall’agenzia federale elvetica per l’Ambiente, ha interessato 64 impianti di stoccaggio e decantazione delle acque reflue. In alcuni di essi, in particolare nella Svizzera meridionale dove sono situate molte raffinerie, i depositi sono così cospicui che il metallo giallo si può prelevare drenando i fanghi nei quali è accumulato anche argento e altri metalli rari.
In definitiva, potrebbe esser un affare “d’oro” per le amministrazioni setacciare i depositi fognari per recuperare i preziosi metalli. L’argento che ogni anno finisce nella melma è stimato in almeno 3000 chili pari oggi a circa 1,5 milioni di dollari.