(a cura di Francesca Lagoteta)
È stato necessario un po’ di tempo ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
Finalmente la transessualità non è più classificate tra le malattie mentali. Per alcuni può sembrare assurdo che sia stato necessario tutto questo tempo per arrivare a una simile decisione. Tuttavia cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno: un piccolo passo per i diritti Lgbtqia.
Secondo quanto riportato su tgcom24.mediaset.it, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato:
«L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases per essere inserita in un nuovo capitolo delle “condizioni di salute sessuale”».
L’Oms ha anche aggiunto:
«è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare un’enorme stigmatizzazione per le persone transgender».
Nel testo si legge poi:
«Tale condizione è stata inserita in un capitolo di nuova creazione, per dare spazio a condizioni collegate alla salute sessuale e che non necessariamente hanno a che fare con altre situazioni codificate nell’Icd».
Alla base c’è:
«l’aver capito che non si tratta di una condizione mentale e lasciare l’incongruenza di genere in quel capitolo avrebbe creato biasimo e condanna». Il loro fine? «portare a una migliore accettazione sociale da parte degli individui (…) migliorare l’accesso alle cure, perché si riduce la disapprovazione sociale».
Un piccolo (grande) successo per tutti gli arcobaleno!