(a cura di Francesca Lagoteta)
È un’abitudine sempre più diffusa. Lo facciamo un po’ tutti. Se i messaggi, le mail diventano troppe, si decide di non rispondere. Lo si fa tra colleghi, tra amici, tra parenti, meno con il capo di lavoro.
Ci sono messaggi che richiedono risposte anche urgenti e non rispondere vuol dire mancanza di rispetto. Ma se qualcuno ci manda un saluto, una faccina sorridente che vuol dire che ci sta pensando, il non rispondere a volte incrina i rapporti, addirittura si rompono amicizie.
Certo, ci sono dei casi in cui il silenzio funziona meglio di una risposta. Ad esempio, quando qualcuno ci molesta, ci manda messaggi in maniera ossessiva. Non è però la norma. Di solito, c’è qualcuno che ha voglia di comunicare un’emozione o un contenuto con noi. Che fare? Se non si risponde, scatta il senso di colpa. Rispondere perché obbligati porta a stress e aggressività.
Ma la realtà è neutra e si colora dell’intenzione che ci anima. Perché non rispondiamo al messaggio? Non abbiamo veramente il tempo, ci piace che gli altri restino in attesa di una risposta e qui c’è una sottile forma di Ego che si ciba, oppure ci piace esercitare un potere manipolatorio che lascia gli altri in sospeso? Solo chi non risponde, può farsi un esame di coscienza, nessuno può giudicarlo.
Voi cosa fate se qualcuno non risponde ai vostri messaggi? Cosa pensate? Fa male alla vostra autostima? In tal caso è meglio consolidarla. Non rispondere, comunque è anche un diritto. In una società tecnologica in cui viene tracciato anche il nostro respiro, può essere una forma di difesa.
Il dibattito è aperto.