(a cura di Francesca Lagoteta)
Controllati da remoto ed equipaggiati con speciali ‘nasi’, possono riconoscere sostanze pericolose e armi chimiche come gas nervino, antrace o polonio: è la flotta dei ‘droni Sherlock Holmes’, specializzata nel raccogliere prove sulla scena di un crimine e garantire la sicurezza degli investigatori, frutto della prima fase di un progetto europeo. Quest’ultimo prevede due fasi: la prima consiste nel mettere a punto droni i cui sensori, controllati da remoto, sono specializzati nel controllare la presenza di sostanze chimiche, biologiche o nucleari grazie ad un mini-laboratorio su chip. La seconda prevede robot ‘terrestri’, che raccolgono sul campo prove da analizzare poi in laboratorio.