Possibilità di rientro ai vecchi piani di rateizzazione delle cartelle per chi ha definitivamente perso il treno della rottamazione.
(di Francesca Lagoteta)
Parte nelle prossime settimane una nuova “operazione compliance” dell’amministrazione finanziaria voluta dal presidente di Agenzia entrate-Riscossione, Ernesto Maria Ruffini, per offrire un ultimo salvagente agli oltre 60mila contribuenti – tra 1,2 milioni di quelli che hanno aderito alla sanatoria – non si è messo in regola con i pagamenti entro il 7 dicembre scorso.
La strategia della compliance si estende per la prima volta anche alla fase della riscossione dopo i quasi 600mila alert preventivi che le Entrate hanno invece inviato nel 2017 per evitare accertamenti e per dialogare con i contribuenti invitandoli al ravvedimento operoso. Nel caso delle cartelle esattoriali, le circa 60mila lettere (ma il numero non è ancora definitivo) di cui Il Sole 24 Ore ha visionato le prime bozze non possono ovviamente più spingere al ravvedimento ma ricordano ai debitori che la legge offre loro un’altra possibilità dopo aver aderito alla rottamazione senza però aver pagato la prima o unica rata in scadenza lo scorso 7 dicembre 2017. Peraltro dopo i tempi supplementari concessi dal decreto fiscale collegato alla manovra di bilancio.
La nuova chance è in realtà un ritorno al passato. Chi aveva un piano di rateazione in corso alla data di presentazione della domanda di adesione alla definizione agevolata può rientrare in quel meccanismo di pagamento scaglionato che naturalmente non prevede lo sconto su sanzioni e interessi previsto invece dalla rottamazione. Il vantaggio però è rappresentato dalla possibilità di diluire nel tempo il debito fino a un massimo di 72 rate (sei anni)o addirittura 120 (10 anni) nei casi di comprovata difficoltà economica in cui è comunque garantita la solvibilità.