(a cura di Francesca Lagoteta)
Il modulo lanciato nello spazio nel 2011 ha terminato la sua missione: lo fa sapere l’agenzia spaziale cinese. Tiangong-1 andrà a schiantarsi in un punto non precisato del nostro Pianeta.
Anche l’Università La Sapienza si unisce al resto della comunità scientifica mondiale nell’avvistamento del satellite cinese fuori controllo. Si chiama Tiangong-1, significa il ”Palazzo celeste” ed è un modulo di una stazione spaziale largo sedici metri e dal peso di otto tonnellate e mezzo: da settembre 2016 è stato dichiarato “out of control” e per ora si sa che cadrà sulla Terra entro i primi tre mesi del 2018 (nel conteggio restano, quindi, metà febbraio e tutto marzo).
Tiangong-1 si muove a otto chilometri al secondo con una orbita a spirale: ogni ora e mezza fa il giro della Terra e a ogni nuova orbita è più in basso, leggermente più in basso. In queste ore è calcolato a 270 chilometri d’altezza e a fine marzo, quando sarà a settanta chilometri, l’atmosfera più densa lo surriscalderà oltre il sostenibile e ciò che resta del corpo inizierà a scendere a una velocità maggiore fino al collasso sulla Terra.
La comunità di astronomi e ingegneri aerospaziali che segue Tiangong-1 non ha ancora individuato il punto di caduta. Fin qui è stato accertato che le parti che supereranno il “muro di calore” – pezzi metallici anche di 100 chili l’uno – impatteranno la superficie terrestre in una zona compresa fra il 43° parallelo Nord e il 43° parallelo Sud, area comprendente anche parte dell’Italia, da Firenze in giù. L’individuazione, come si vede, è assolutamente approssimativa per poter dare indicazioni utili alla gestione della caduta (in mare? In un deserto?). “Fino a sei, sette ore dall’impatto non si potrà conoscere il punto preciso”, hanno già fatto sapere ricercatori americani.