(a cura di Francesca Lagoteta)
La sveglia che suona, un braccio che si abbatte sul pulsante per silenziarla, girarsi dall’altro lato del letto: è quello che accade in casa di molti, ogni mattina – e che generalmente precede i guai di un grande ritardo. Eppure un nuovo studio potrebbe essere dalla parte dei pigri: pare infatti che continuare a dormire sia sintomo di intelligenza, di creatività e che porti addirittura ad essere più felici.
Uno studio americano sostiene che il nostro organismo tenderebbe ancora a seguire i ritmi dei nostri antenati, i quali andavano a dormire (e dunque si svegliavano) relativamente presto. I ritmi del giorno d’oggi invece impongono orari totalmente diversi, cosicché svegliarsi entro una determinata ora sarebbe un’imposizione al nostro corpo a cui non siamo fisicamente abituati.
Al contrario, seguire i ritmi naturali aiuterebbe a sviluppare ogni nostra potenzialità: è per questo che, in genere, le menti più creative sarebbero quelle che fanno più fatica a svegliarsi.
Un altro studio, ha condotto un’indagine sulle abitudini del sonno di 2000 tra uomini e donne: a quanto pare i “gufi” (quelli che non vanno a dormire prima delle 23:00 e non si svegliano prima delle 8:00), per via delle circostanze socio-economiche in cui viviamo, proprio per via della loro caratteristica creatività si ritrovano ad avere uno stile di vita e stipendio migliori di chi invece va a letto prima. In sostanza, sono più felici.
