(a cura di Francesca Lagoteta)
Tassare la carne rossa per compensare il costo sociale delle malattie provocate dal consumo di questa, e per ridurne il consumo stesso. E’ quanto propone una ricerca dell’Università di Oxford.
Lo studio parte dal presupposto che il consumo eccessivo di carne rossa può portare a cancro, malattie cardiache e diabete.
La cura di queste malattie rappresenta un costo per la società.
Una tassa compenserebbe questi costi sociali e farebbe calare il consumo. La ricerca sostiene che le malattie legate alle carni rosse costano 285 miliardi di dollari all’anno nel mondo. Viene quindi proposta una imposta del 20% sulla carne non lavorata (come le bistecche) e del 110% su quella lavorata (come gli insaccati, le salsicce e la pancetta).
La misura raccoglierebbe 170 miliardi di dollari all’anno nel mondo e farebbe risparmiare 41 miliardi di dollari annui in cure mediche: in pratica, si eliminerebbe o compenserebbe il 70% dei costi sanitari dovuti alle carni rosse, e si eviterebbero 220.000 decessi all’anno. Il consumo medio di carne sarebbe ridotto di due porzioni alla settimana: attualmente nei paesi ricchi la media è una porzione al giorno. Il consumo di carni rosse lavorate calerebbe del 16%.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato nel 2017 che la carne rossa lavorata è cancerogena e quella rossa non lavorata potenzialmente cancerogena.